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domenica 3 maggio 2015

Una certa idea di Ostuni, aprile 2015


Un pomeriggio di aprile, in macchina, scendo da Ostuni verso la marina. Quando vivi nei lidi grigi della Lombardia industrializzata, cementificata, all'ombra di palazzi monotoni e bigi (altro che di fanciulle in fiore), la luce e i colori della terra pugliese, quasi ti accecano. Il vento di tramontana sferza armenti ed elementi e le nuvole assumono in cielo figure di draghi o di santi taoisti intenti nel loro qi gong quotidiano. Scendendo verso mare, il celeste predomina e l'azzurro cangiante in verde cristallo, verde oliva e verde chiaro delle onde tagliate da righe di schiuma bianche col compasso di un Dio bizzarro e imprevedibile. Provo a fissare con degli shoot  fotografici i momenti in cui le onde si frangono sugli scogli, nei pressi della diga frangiflutti al porto di Villanova,che se ci riesci di per se' è opera d'arte e cecchinico colpo d'occhio insieme. Lungo le complanari della 379 noto dei carrubbi secolari imponenti e verdi e ombrosi degni di essere immortalati, e i "soliti" ulivi, che mai cessano di stupire, con i loro tronchi scolpiti dal creato e dal dio crono di nessun cinematografico Conan il Barbaro, ma divinità greca omerica rispettata e temuta, creature viventi, che si modificano nei secoli e che la solita banda di idioti scientifici(che deve avere per parenti gli"infallibili"guru dell'economia che giuravano che mai saremmo falliti), dimentica che "Historia magistra vitae est", vorrebbe espiantare in massa a causa della Xylella già guarita con rimedi casalinghi  nel 1860...E sono ulivi umani che si avvinghiano, ammiccano, diventano facce con morfologie di vecchi o atleti leonardeschi con fasci di tendini e muscoli, creature mostruosamente affascinanti, elephant men dal fascino brizzolato e bogartiano, quasi in bianco e nero , mentre fotografo alcuni di loro con la stampella-bastone della vecchiaia costituita da un filare di tufi miracolosamente in piedi. Al mio ritorno la mia mente elabora nel caleidoscopio delle immagini del pomeriggio, i gheppi e i loro spiriti santi tipo atti degli apostoli da caccia, le masserie diroccate e tinte di rosso o di bianco rifrangente sole , il verde sfondo di fiori multicolori e papaveri belli a vedersi così come sono, senza la lisergia da cui sono sottesi, dev'essere questo il paradiso dei pugliesi, penso, quando moriamo, visto che quello dei mussulmani è fatto di alberi sotto la cui ombra scorrono fiumi e sono pieni di vergini. A noi pugliesi di vergine ci sono rimaste queste parti che la selettività a macchia di leopardo della macchina fotografica compie il miracolo di mostrare, evitando il cemento assassino dei villaggi turistici che occupano abusivamente la costa ed il concetto di bello.

Buona visione





























































































































































































































































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