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domenica 29 ottobre 2017

Castello, Parco Sempione, Arco della Pace, Chinatown, Milano, fine ottobre 2017

Trekking urbano , un sabato di fine ottobre. Con il mio zainetto, dentro un libro di un monaco buddhista, un taccuino per appunti , e al collo la mia fedele Nikon, attraverso la città. Dal Castello Sforzesco formicolante di comitive di turisti ex Unione Sovietica, con guide che parlano con microfonini ai propri gruppi di riferimento(l'immagine di ciò che c'è rimasto a sinistra della sinistra italiana), insinuandomi nel fiume umano mi ritrovo in parco Sempione, gremito anch'esso di gente che vuol godersi l'improbabile sole di un quasi inizio novembre. Tepore che permette a un ragazzo circense di esibirsi a torso nudo su una fune tesa tra due alberi, sotto gli occhi ammirati di qualche studentessa che medita inopinatamente su un suo possibile fuori corso.
Una volta arrivato al cospetto dell'Arco della Pace, dedicato alla pace raggiunta nel 1815 allo storico Congresso di Vienna...e divenuto simbolo contemporaneo di chi in questa città, intriso degli impulsi claustrofobici di chi vive in case incastonate in un tracciato urbano  a sua volta dedalo di cemento e vetrometallo, vuol passare qualche momento con davanti uno spazio enorme e vuoto, che simula un piccolo deserto o mare piatto innanzi a cui meditare, per rilassarsi e mettere a riposo l'anima, sedendo nella posizione del loto o normalmente a mangiarsi una pizza ingollando peroni da tre quarti, o semidistesi discinti a spalle scoperte e t-shirt improbabilmente autunnali, sui gradoni che fanno da tribunetta all'imponente e bel monumento. Mi siedo e leggo qualche capitolo del manuale di un monaco Buddhista giapponese che insiste su questa faccenda dell'ego, che sarebbe fonte di sofferenza. Sì in effetti è vero, penso, ma troppo poco ego alla fine rischia di trasformarti nell'uomo massa macdonaldiano....e io odio questa definizione...Prendo qualche appunto e mi godo il tepore del sole, mentre sotto l'arco un bassista verga le sue note musicali pizzicando le corde su basi di pezzi famosi di buona musica, tinteggiando il pomeriggio di echi sonori gradevoli-mentre il traffico qui è lontano e silenzioso-
Poi decido di muovermi, attraverso l'Arco della Pace e mi dirigo verso Chinatown. Scatto qua e là qualche foto a seconda di cosa i miei occhi decidano sia interessante. Stickers di Willis, cortili dove ragazzi giocano a basket...
In via Paolo Sarpi, Chinatown di Milano, trovo il quartiere molto migliorato. Percorro l'area pedonale al centro fra negozi di abbigliamento, grandi magazzini e ristoranti di strada superaffollati sia da milanesi che da cinesi, dove si possono gustare specialità della cucina cinese fatte sul momento, di buona qualità e a prezzi modici. Io prendo un paio di baozi, panini di pane cinese cotti al vapore ripieni di carne di maiale e manzo biologici-così recita il menu esposto fuori-e verdure cotte. Squisito, direi. Passeggio ancora un po' su e giù per il corso, dove incontro una comitiva di ragazzi che ha anticipato Halloween e si lascia fotografare volentieri da chiunque. In fondo al corso un gruppo di passanti aficionados del genere, si direbbe , dato il trasporto con cui seguono, ascoltano tre jazzisti di strada che suonano divinamente, con la pelle bianca , ma il cuore, il cuore, immensamente nero...come i suoni che producono...ed è uno spettacolo vedere in giro comitive di giovani miste italo-cinesi, in un luogo dove del razzismo se ne fregano altamente...dove con qualche colpo d'assestamento, alla fine, è nato se non proprio un amore, una convivenza concessa perché guadagnata...

Buona visone