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venerdì 29 settembre 2017

Pelle di leopardo, scatti in libertà, settembre 2017

In giro per Milano, in questo settembre ancora caldo...

Con la macchina fotografica catturo le contraddizioni che albergano nelle immagini che la retina dei miei occhi fissano, stentando a trovare un collegamento in questa contemporaneità sempre più a macchia di leopardo.
Sacro e profano si mischiano, la pubblicità assimila le lingue locali e artisti pittorici secondo il più classico dei motti majakowskjiani-fate dei muri delle città le vostre tavolozze-dipingono ovunque i loro capolavori secondo le proprie visioni-proprio dappertutto-su pannelli elettrici, saracinesche, muri. A volte per denaro, nel caso dei negozi, a volte per poesia, per diletto, altre volte, come nel caso dei murales dedicati a Fausto Tinelli  e Lorenzo Iannucci, gli indimenticati Fausto e Iaio,storici militanti antifascisti del Centro Sociale Leoncavallo uccisi a colpi di pistola si dice da fascisti (forse con la copertura dei Servizi), per passione politica, memorialistico ricordo di una militanza "pasionaria", o come nel caso della Casa Loca, Casa occupata in viale Sarca istoriata completamente di colori e graffiti dedicati all'Esercito Zapatista e al Subcomandante Marcos, per non dimenticare una lontana rivoluzione che resta un modello mai visto nella storia (e non ancora concluso con un processo autoritario)-chi sa se il mitico Subcomandante Marcos è a conoscenza di questa splendida opera d'arte muraria-.
Così, sempre tenendo presente l'immagine della pelle del leopardo, sacro e profano continuano a mescolarsi, con Padre Pio che sorride da un pannello elettrico a bordo strada, il dipinto di una dama ottocentesca sorride a sua volta dal disegno di una finta finestra su un palazzo, una bella mulatta serve una pizza napoletana, così, lasciando che l'iperbole immaginifica e fumettistica dei dipinti si mescoli alla realtà di prostitute cinesi che fumano, mentre su Corso Buenos Aires, un culo d'altri tempi, fasciato da leggings simulanti jeans, meravigli ancora...più che altro per la sua acontemporeneità...

Buona visione








































martedì 26 settembre 2017

Deus sive natura(le forme della natura), settembre 2017

Deus sive natura, diceva Baruch Spinoza. Dio ossia la natura. Questo processo di identificazione ha procurato al filosofo olandese di cultura sefardita non pochi grattacapi. Ma accade a tutti coloro che non intendono sacrificare la libertà delle intuizioni del proprio pensiero alle ferree leggi che le istituzioni religiose e politiche si danno per giustificare il proprio potere sulle cose, sugli uomini e sulla natura, avocando a sé persino il diritto di uccidere in nome di Dei inventati che altri non sono se non il doppio spiritico dei pupazzi baronali che tali poteri rappresentano.

Le forme della natura sono straordinarie, lo si può notare in queste poche foto scattate in un piccolo appezzamento di terreno della campagna pugliese, ad Ostuni, altosalento mediterraneo. La natura è viva. E' come un artista che dipinge , scolpisce, trasforma , tutto ciò che osserva con occhi invisibili. Gli alberi e le piante entrano in relazione con gli altri esseri del creato e ne imitano le forme e le movenze. Un albero spezzato così si mostra come la testa di un rettile preistorico, l'edera che si arrampica sui fichi d'india imita il volo di farfalle verdi, bacche nascono su alberi spontanei simili ad upupe in pasturazione, persino le radici degli ulivi imitano polpi in attesa su scogli adriatici, squarci che si aprono in muri a secco riproducono teste di lupo, pezzi di legno scotennati dalla tramontana che si staccano dai tronchi restando sullo sfondo della terra rossa paiono sagome di lontani tucani, il sole che penetra fra i rami scrive sul terreno con la matita a punta d'ombra, e le esuvie delle cicale, queste corazze chitinose abbandonate da questi bravissimi musicisti dell'estate, mimano l'anima che lascia il corpo inoltrandosi nel sottosuolo, che altro non ricordase non la concezione dell'al di là degli antichi greci...

Buona visione