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domenica 21 febbraio 2016

I tram di Milano, 20/02/2016

Era da tempo che volevo fotografare e parlare dei tram di Milano. Il tram e' poesia pura, metalli che cigolano e dialogano fra loro, clangori da musica garage involontari a ritmi blandi, percussioni metalliche cadenzate, niente musica o video dentro quelli delle linee piu' storiche che presentano anche poltrone lignee ,in pelle, in quelli nuovi, meno romantici, piu' accessoriati, ma utilissimi comunque, perche' non dobbiamo dimenticare che il tram e' un trasporto pubblico assolutamente non inquinante. Elettrico, ecologico, restaurati i mezzi delle linee piu' storiche, con vestitini sponsorizzati  e colorati , con pubblicita' rutilanti all'ultimo grido i piu' moderni, viene da rimpiangere che non se ne possano andare in giro con riproduzioni di grandi quadri del passato o contemporanei, con gigantografie di vignette , o slogan che facciano sorridere, tirino su, o riflettere senza immalinconirsi, darei non so che cosa per veder un enorme tram autorticolato a vari vagoni e su ogni vagone vignette di Quino, con Mafalda che dice a Manolito, secondo te si puo' vivere senza denaro? E Manolito che risponde, si , ci sono gli assegni...I tram con i loro colori fissano attraverso scatti fotografici quadri momentanei e diventano cornici di sfondi urbani, supermercati, palazzi d'epoca, navigli, corsi d'acqua, darsena, gigantografie publicitarie su palazzi in restauro. Dentro quelli piu' antichi uno scampanellio caratteristico segnala la fermata, i sedili lignei tendono i glutei allenati, le finestre ampie sono schermi di documentari o videoclip in movimento, mentre si ascolta musica nello smartphone .E la musica interna ai mezzi e' stridio di rotaie, frustate di scosse elettriche, silenzi rotti da suoni dell'altroieri industriale che sembra ormai preistoria.

Buona visione




































































































































sabato 6 febbraio 2016

Sale [Al] , un pomeriggio di febbraio [Febbraio 2016]

Visito per qualche ora Sale, in provincia di Alessandria, borgo medievale dei tre campanili, che sono quelli delle tre chiese, nel pressi del fiume Tanaro, un borgo di 4000 e poco piu' anime, dove incontro molte donne arabe con hijab, davanti alle scuole Giacomini, in attesa dei loro figli, scuole dalla piante larga, e dalla costruzione antica, la facciata gialla come certe case coloniche del sud Italia, nella pianura padana che va verso il piemonte, terra di bagna cauda accompagnata a verdure di ogni tipo e Barolo nel gargarozzo, terre di freddo, di umido, di umili contadini dai volti rugosi, ma anche di recente immigrazione magrebina ed esteuropea, dove esiste ancora qualche artigiano sfuggito al tritacarne della globalizzazione, dei centri commerciali e dove i bar cinesi hanno imparato a servire bianchetti di primo mattino, dove uomini solitari fumano la pipa e amano le distanza siderale dal tormento dromologico della metropoli, una terra dove il tempo e' rallentato, lento, dove le lancette degli orologi vanno adagio, come l'alternarsi delle stagioni e dove le sgarzette si posano sui fiumi ciottolosi senza tena di essere prese al tiro a segno, dove ancora si rispetta la natura e i suoi ritmi e dove all'ora di pranzo le strade sono deserte e tutti sono intorno ad un tavolo di ascendenze contadine a consumare pasti frugali ma nutrienti, dove i night notturni gravidi si russe sembrano brufoli su culi che dovrebbero essere perfetti di fotomodelle, l'aria tersa taglia la faccia, mentre io nell'effluvio di tabacco di pipa incontro un vecchio amico ancora sconosciuto. Ma ci vuole poco per interndersi, perche' da queste parti si riesce ancora a stabilire la natura umana generale di un individuo, perche' se ne ha il tempo. 

Buona visione