Powered By Blogger

domenica 13 aprile 2014

Una certa idea di Milano, Giambellino, Lorenteggio, Baggio, Parco delle Cave, 5/4/2014

Fra le strade vive del Giambellino, con Dal Farra, indefesso esploratore dei luoghi natii, come un pesce dei fondali ispeziona queste strade da cui tira fuori autentici genius loci nordafricani spostati in latitudine di un bel po', e poi mi mostra questi tesori, un sabato pomeriggio, mentre mi porta a mangiare autentico cibo arabo tradizionale in un buco di kebab proprio in Giambellino, un po' oltre il vecchio cinema redlight Pussy Cat, davanti al bancone un egiziano di mezz'età serve succulenti piatti di riso con verdure cotte, carne di manzo, vitello , zucchine e patate al forno, tutto ben innaffiato di cumino, la spezia digestiva che non manca mai nelle pietanze mediorientali, e dietro di lui una griglia arrostisce carne e scalda meravigliosi panini arabi, mentre in cucina donne di ogni età preparano al modo tradizionale questi succulenti piatti paradisiaci, mangiamo tutto in abbondanza e spendiamo cinque euro a testa, roba da non  crederci, tutto buono, perché il mio stomaco è il più raffinato indicatore di freschezza dei cibi esistente al  mondo , e qualora non  fossero stati freschi  mi sarei dovuto recare in qualche bar cinese lì nei pressi e chiedere di un bagno- a proposito i cinesi dei bar ti fanno entrare nei loro bagni puliti senza remore come invece non succedeva con i baristi italiani, non del Giambellino, però, quelli del centro), così poi Al Cezar mi accompagna, entrambi in rampichino, per le strade della zona, per via degli Apuli, in mezzo a palazzi di mattoni rossi di kerouachiana memoria letteraria, come se fossimo a Lowell, dov'era nato  il genio della letteratura americana, via lungo strade sbreccate, dove una signora esteuropa vestita di nero si dà da fare in mezzo ai bidoni della raccolta differenziata nel cortile di un agglomerato di palazzi con un vestito sexy e poi si gira e mostra il suo viso stupito mentre la fotografo, scena sensuale a prescindere dalle forme non certo a-la-page ma la sensualità viene dal cervello, dalla promessa di ciò che pare difficile a verificarsi, poi lungo via Lorenteggio, in mezzo alle case minime, date dal Fascismo ai milanesi del popolo e ora ristrutturate divenute megaville con giardino in piena metropoli,  qua e là spunta un banano che rende il luogo come una qualsiasi dimora caraibica, vecchi giardini pieni di vita, bambini e cani, ad agosto fuori con il barbecue, come in perenne vacanza, alberi intorno ad ossigenare l'aria, gli sfigati di ieri oggi si ritrovano una villa da nababbi, oggi...Ci spostiamo sempre su due ruote gommate, due ragazze gitane dalla sensualità esotica camminano sul marciapiede come su una passerella d'alta moda, naturali, a proprio agio, eleganti feline di periferia, le facciate dei palazzi sono cariate, i balconi sbeccati, i marciapiedi smangiucchiati, sembrano virgolette di pensieri mai detti al mondo, verso via Valsesia, Baggio, popoloso quartiere abitato da meridionali di seconda e terza generazione ormai nel ventiquattordici, verso gli orti, che resistono stoicamente all'avanzata dei Godzilla di cemento che divorano tutto con le loro estetiche carcerarie concepite da architetti criminali che bisognerebbe condannare a vivere nelle loro  cosiddette creazioni, due rumeni mi chiedono se sono della polizia, io dico che sono della pulizia, quella morale, ma ovviamente non capiscono la battuta, la ragazza sorride e dice qualcosa al ragazzo che sorride, delle due l'una o ha capito o mi ha preso per un mezz'esaurito, come ormai sono ritenuti i cavalli selvaggi come me, i senza padrone, i senza partito, i senza patria, i senza tv...Poi facciamo la ciclabile di via delle Forze Armate, lunga lingua di asfalto che taglia di netto Milano Ovest, intorno vecchi negozi ancora in piedi, due signore se la chiacchierano davanti ad una latteria bukowskiana di questi luoghi che paiono molo anni '50 americani, non fosse per il palazzone della Vodafone che spunta sullo sfondo e guida l'avanzata della modernità virtuale del niente, ci infiliamo nel parco delle cave, enorme polmone verde che inaspettato appare dietro i palazzi ed è come entrare in un eden dimenticato, con questi invasi d'acqua, alberi, sterrate piene di joggers e ciclisti e semplici passeggiatori, ci prendiamo un gelato da un senegal boy, mentre anziani giocano a bocce sotto un sole pallido ma caldo, ci sediamo su una panchina, e riflettiamo, Cezar abita a due passi da questo posto, una dimora piccola, dice, ma d'altronde, meglio una stanza in meno e un parco in più.
Buona visione



































































































































































































































































































2 commenti:

  1. In giro per il Giambellino, storico quartiere popolare a sud-ovest di Milano, zona non molto lontana da dove sono cresciuto. Faccio scoprire a Danilo zone per lui ancora inesplorate nonostante viva qui a Milano da più di un decennio. Scorci caratteristici dal sapore mediorientale rivelano una poliedricità di questa città fatta di intrecci e di sovrapposizioni: un'urbanistica (da un lato erede dell'impostazione asburgica e dall'altro dettata dallo spazio ristretto e concentrato del territorio meneghino) dove quartieri ricchi e poveri convivono stretti tra loro, esorcizzando ghetti ed emarginazioni.
    Bel lavoro, belle foto (soprattutto i primi piani) e ottimo pranzo!

    RispondiElimina