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mercoledì 1 novembre 2017

Magic Movie Park, il lunapark abbandonato , Muggiò/Nova Milanese 29/10/2017

Pomeriggio in un luogo originale, misterioso, fantasmatico. Convocato da Mauro Cortese con altri fotografi del gruppo facebookiano Photowalks, ci diamo convegno al Magic Movie Park. E' un cinema multisala-lunapark-centro commerciale costruito intorno al 2001 e abbandonato nel 2006. Sorto sulle sorti investitorie a metà strada fra 'ndrangheta e un imprenditore cinese noto in Italia perché, condannato a morte nel suo paese, non fu estradato per merito di una campagna contro la sua estradizione dei radicali, completamente distrutto e depredato negli anni, è comunque meta, forse per questo suo decadente disfacimento, di ogni sorta di gruppi umani, e , come vedremo, non solo di fotografi.
Io arrivo per primo, parcheggio in via Luigi Galvani a Nova Milanese, intorno alle 13 e 30. Da lontano scorgo il vasto falansterio, silenzioso, che sorge in mezzo alla campagna , sulla strada che da Nova Milanese va a Muggiò. L'ingresso dinsneyano è suggestivo e dà l'idea che qualcosa potrebbe essere rimasto intatto: sopravvissuto all'incuria del tempo ed al vandalismo fine a se stesso...intorno alla cinta muraria, c'è una specie di fossato, e lì in basso scorgo alcuni uomini che stanno smontando delle strutture metalliche (senza darmi l'idea di averne l'autorizzazione).
Appena entro nella sala principale, superato di poco l'ingresso, mi ritrovo nella sala centrale dove numerose scale mobili si presentano totalmente sfibrate, sfaldate, fuori dal loro alveo. I muri intorno in cartone imbottito di stoffa, sono quasi tutti lacerati, sbrindellati, come macerie di un quartiere di Kabul durante la guerra Afghana. C'è  un gruppo di fotografi, ragazzi giovani, che immortalano un po' tutto, persino i menu del ristorante cinese, bacchette per mangiare, manifestini, ombrellini cinesi, barattoli di Coca Cola...Poi arrivano quelli del mio gruppo, Mauro in testa, tutta gente interessante e simpatica, comprese le donne, delle tipe toste e operative, molto ben informate sulla storia del posto. In scarponcini da trekking e mimetica, si aggirano come luogotenenti serbobosniache che contano perdite dopo una battaglia in compagnia dei caschi blu dell'Onu.
Io scatto fotografie senza soluzione di continuità, ai graffiti intorno, che non sono bellissimi, molto spartani, anzi e quasi in sintonia con l'atmosfera tetra del luogo e con la sua prospettiva visiva un po' postbellica. Chiacchieriamo allegramente e nel frattempo questo che immaginiamo dovesse essere un polo aggregativo, specie nei week end, molto frequentato e chiassoso, rimanda appena gli echi delle nostre conversazioni. Saliamo al piano di sopra e ci accorgiamo che ci sono numerose sale di cinema. Intorno dappertutto calcinacci, detriti, pellicole sopravvissute e sparse come mute stagionali di serpenti agitate da strane correnti ventose. Poi ci chiediamo come si arrivi in cima, sul tetto. Ma non riusciamo a capire da dove si acceda. Mentre discettiamo su questo arrivano dei ragazzi che sembrano pratici del luogo. Gli chiediamo lumi in merito. Dicono che sono lì per girare un video promozionale-anche se non capiamo di cosa visto che hanno armi giocattolo molto simili ad armi vere-e che due di loro, abituali praticanti di parkour, ci potevano accompagnare. Ci lasciamo guidare da questi giovani forse nemmeno maggiorenni. Scendiamo per quello che appare come un immenso cantinato, nelle segrete in basso delle scale mobili, nella sala centrale. Attraversiamo quasi al buio un labirinto sotterraneo al termine del quale  usciamo sul lato del falansterio. Lì c'è una scala metallica esterna e la percorriamo fino al tetto. Sul tetto ci sono dei condotti metallici dell'antico impianto dell'aria condizionata, lungo i quali i due ragazzi si esibiscono in evoluzioni acrobatiche per mezzo delle quali si propongono di superare vari ostacoli in velocità. E tra salti mortali e salti in lungo non privi di rischi, si esibiscono per il piacere dei nostri obbiettivi.
Dopo un po' torniamo al piano terra e troviamo un' altra sorpresa. Una pattuglia di giovani in divisa mimetica che si divertono a rincorrersi armati di armi che sparano proiettili di vernice giocando alla guerra simulata. Viene quasi da pensare, che è una domenica pomeriggio e che , nonostante lo squallore e l'obsolescenza, questo posto non abbia perso l'antica forza d'attrazione che tutti i centri commerciali che si rispettino esercitano nei week end.  E ci viene quasi da sorridere per il paradosso.

Buona visione












































































































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