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mercoledì 9 ottobre 2013

Area ex Pozzi e naviglio di Corsico, photos by Danilo Coppola, primi di Ottobre 2013

Uno stanco pomeriggio libero dal lavoro mi aggiro nei dintorni di casa a Corsico, a piedi attraverso un ponte che come il collo di un brontosauro attraversa il naviglio placido che come uno specchio riflette i palazzi anni 60-70 intorno, dei pensionati siedono su una panchina e il gomito che mi porta su un altro ponticello sul naviglio reca disegni di graffiti multicolorati che non rendono il tremulo fastidio del averli dovuti disegnare di notte col cuore in gola(questi graffitari o sono geni o mentre lavorano se ne fregano delle implicazioni, come lavorassero in trance), dall'alto del ponte osservo joggers che provano a battere il tempo che passa rallentando la vecchiaia, o semplicemente si rilassano o ancor più semplicemente uccidono lo stress stressandolo come fosse una sorta di vaccino, poi ci sono pattinatori e ciclisti , ogni sorta di movimentista motorio, insomma...Dopo un po' entro all'interno di un recinto proprio sotto questo ponte metallico bianco molto "americano" e mi insinuo nella vegetazione spontanea, in mezzo agli alberi, oltrepassati i quali scorgo un vasto edificio semisgretolato dal tempo , i cui metalli superstiti sono rosi dalla lebbra della ruggine, è la ex Cartiera Pozzi. Mi aggiro un po' intorno a due vasti parallelepipedi attaccati dalla vegetazione, con le pareti di cemento su cui ofidicamente come serpenti amazzonici serpeggiano delle edere lunghissime-impossibile entrare all'interno, la vegetazione sta come inglobando i corpi cementizi-Scorgo una scritta in cirillico sul muro e immagino che per qualche tempo queste fetide umide mura abbiano ospitato clandestini di ogni dove , specie dell'est europa, incuriosito dall'idea secondo la quale gli eredi del comunismo siano andati a dormire in un posto che per anni è stato vissuto da esponenti di una delle classi operaie più coese d'europa, che abbiano insomma respirato la stessa aria bolscevica. Si può viaggiare anche dietro casa, a volte, nel tempo, basta respirare la stessa aria della storia delle storie degli uomini che nei tuoi dintorni hanno vissuto recando con sé storie a loro volta di altri mondi. Firmo con il consueto autoscatto.


















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