Powered By Blogger

sabato 5 settembre 2015

Ostuni, la cavalcata di Sant'Oronzo, 26 agosto 2015


La cavalcata di Sant'Oronzo, santo a cui gli abitanti di Ostuni sono da sempre devoti ,ha origini remote. Si parla della seconda meta' del XVII sec.  A causa del fatto che la citta' di Ostuni fu risparmiata da un'epidemia di peste che si era diffusa all'epoca nel Salento, gli ostunesi vollero attribuire quella sorta di miracolo a sant'Oronzo. Per cui per celebrarlo idearono una processione, corteo di devoti che procedeva partendo dalla Cattedrale, dietro quella che doveva essere il primo prototipo della sua statua, in cartapesta e vestita con stoffe e raso. Successivamente la statua fu sostituita da un prototipo d'argento che ancora oggi viene portata in processione dai devoti , processione seguita dalla "cavalcata", schiera numerosa di cavalli bardati di tutto punto, con manto e finimenti preziosi, retaggio del contributo che volle dare la neoclasse della borghesia locale del tempo, intendendo, in tal modo, attraverso la scorta a cavallo alla statua del santo, testimoniare l'elevazione del proprio status socioeconomico. 
Nel corso del tempo la cerimonia e' continuata, secondo la tradizione, ma i cavalli, quasi sempre murgesi o frisoni, cavalli da lavoro dalle muscolature leonardesche, provenivano e provengono da alcune Masserie  sopravvissute un po' da tutta la Puglia.
Erano alcuni anni che non assistevo a questa celebrazione . Per cui armato della mia Nikon, avendo scelto questo evento come one event fotografico per la mia estate, ho attraversato verso le 18,30, la citta', per andare verso piazza della Liberta' , e posizionarmi li alla congiunzione con la strada che sale verso la cattedrale romanogotica famosa per il suo rosone esoterico unico al mondo. Da quella strada di li a poco sarebbe scesa la statua di Sant'Oronzo, portata a spalla sui classici ritti da alcuni devoti. Una volta passata la processione , dietro, in ordine sparso, i 43 cavalli, questo il numero di quest'anno, bardati di tutto punto, con mantelli rossi ricamati in argento e raffiguranti  disegni stilizzati di cattedrali, rosoni, farfalle, fiori, stelle e altro, alcuni con l'immagine del santo cucita sul petto dei quadrupedi, hanno cominciato a muoversi al passo. La folla davvero trabocchevole costituita da numerosi turisti ma irrobustita nel numero da un'esorbitanza di emigranti di ritorno[ tra i quali il sottoscritto], e' come impazzita. Un numero infinito di videofonini filmava, fotografava, immortalava e WhatsAppava in tutto il mondo quelle immagini dal sapore antico,  di quelle splendide bestie, gigantesche, muscolose, montate da uomini  di tutte le eta' e persino da ragazzi e i loro volti orgogliosi, che una volta tanto conservavano l'espressione di quel narcisismo ingenuo da fiera per contro alle navigate pose televisive. E' davvero difficile fare una foto "pulita", nitida, in quelle condizioni, devi sgomitare e competere oltre che con  i fotografi autorizzati a stare nel corteo, anche con quelli ai lati che  si fanno largo a spintoni per catturare la posa migliore. Ma io non mi preoccupo, perche' sono  e mi considero un fotografo di guerra, sia perche' penso in questi termini, abituato a fotografare in fretta per cogliere l'attimo prima che l'attimo colga te, bruciandolo sul tempo e sia perche' una foto tanto piu' e' reale e non ritoccata, tanto piu' ha per me un valore mitopoietico.
Mi sposto verso un'altra zona della citta', attraverso le scorciatoie dei vicoli dell'infanzia, quando scorrazzavo nel dedalo della case antiche con la navigata scioltezza di un vietcong nella propria giungla. In pochi minuti giungo nei pressi della chiesa dell'Annunziata  e cammino fino alle Poste Centrali, fino alla congiunzione delle strade, di fronte all'Edicola Capitanio. Di li a breve passeranno la processione e i cavalli, dopo un lungo giro intorno alla citta'. E' un buon punto  e per di piu' non molto affollato. Un signore anziano con una pancetta da birra fuma un toscano centellinando le sbuffate vaporose, e i bambini sono eccitati in braccio ai papa' che smaniano per una foto ricordo vicino a qualcuno di quei cavalli bardati in quel modo cosi sgargiante e sbrilluccicante, nella sera incombente.
Di lontano s'avanza la statua, preceduta dal crocifisso, dal cardinale e dietro la processione i sacerdoti, i diaconi, gli scout, i vigili urbani  e , a coda di rondine, i politici, le cosiddette autorita'. Questi ultimi mentre camminano lentamente, salutano qualcuno che riconoscono nel pubblico assiepato a lato strada.
Eccoli che arrivano, i cavalli, la gioia dei bambini. Alcuni papa' e alcune ragazze fanno a gara per fermarli e farsi immortalare vicino. Gli smartphones entrano in azione annullando la poesia dell'attesa fotografica, quella di un tempo in cui c'erano le pellicole. Mentre un paio di addetti alla sicurezza per cavallo, con le magliette rosse, stanno attenti che le bestie , magari spaventate dal fracasso circostante, non diano di matto e non scalcino. E tutto sfuoca nella sera, mentre i cavalli si allontanano e l'antico gesto del segnarsi con la croce al passaggio della statua del santo, assume vecchi significati per nuovi flagelli. Da cui tutti noi, individualmente, da bravi italiani, pensiamo di sottrarci, mettendo la testa sotto la sabbia. Senza neanche far rumore. Come gli zoccoli rivestiti di gomma dei cavalli della cavalcata di Sant'Oronzo.