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sabato 14 ottobre 2017

I graffiti di via Giovanni Pontano, Milano, 14 ottobre 2017

Cammino in via Padova, attraverso la Milano multietnica, qualche donna araba con l'hijab e le sporte della spesa, centrafricani che caracollano sulla pista ciclabile pedibus calcantibus con la loro caratteristica camminata del Pappone, come direbbe Tom Wolfe, studentesse con la musica a palla proveniente dallo smartphone  e  le cuffiette infilate nelle orecchie, kebab e macellerie islamiche, Latin King vestiti da rapper afroamericani con somatici indomulatti che parlano stretto e veloce lo spagnolo sudamericano un po' bleso e sputacchiante...Sono a maniche corte, zainetto in spalla e sudo copiosamente.
All'altezza di via Clitumno , davanti alla strada che sbuca in via Padova provenendo da via Leonacavallo, c'è un parco, con delle panchine antistanti sulle quali sono sedute delle transessuali molto avanti con gli anni e in sovrappeso, gli zigomi sul punto di esplodere. Mi osservano entomologicamente, mentre scatto una delle mie prime foto della giornata : quella al meraviglioso graffito dipinto in omaggio ad una grande ambientalista indigena honduregna uccisa in un agguato senza colpevoli certi-ma i mandanti si possono intuire-Roberta Cáceres.
 Più avanti supero un ponte sul quale passa la ferrovia e qualche treno lo avevo già visto avvicinandomi, a metà quasi percorso. Dopo il ponte a sinistra prendo per via Giovanni Pontano. Le mura che reggono il suddetto ponte per tre o quattro chilometri sono letteralmente istoriate di graffiti stupendi.
Mentre cammino lungo il limine del muro alla mia sinistra scatto senza soluzione di continuità. Tutti quei colori e quelle immagini mi  trasmettono una sensazione di felicità, che è quella che devono provare tutti coloro che osservano il bello, sia quando visitano una mostra di quadri, ma anche quando contemplano un paesaggio mozzafiato o, perché no, una bellezza muliebre che attraversa la strada con ofidica naturalezza femminea tutt'altro che ostentata , opera d'arte in movimento sullo sfondo del paesaggio urbano metropolitano.
Ogni graffitaro si è preso a prestito una porzione di muro e l'ha eletta a propria tavolozza. E c'è da immaginare, data la grandezza di questi graffiti, che per ore, con l'ausilio di scale molto alte e non senza qualche rischio, si sia prodigato nell'esecuzione della propria opera, in cui, lo si nota per tutti questi lavori, ha profuso una  passione assoluta, servendosi di pennelli costituiti dallo spray di bombolette multicolori.
Ognuno di questi artisti, che in passato erano costretti a dipingere di notte in clandestinità, ma che ora, fortunatamente, possono farlo persino di giorno con il permesso del comune di Milano, hanno abbellito questi muri grigi delle periferie metropolitane, con dei lavori in cui esprimono se stessi. Nei lavori di ognuno di loro, si capisce, ciascuno degli esecutori -ad un occhio attento non può sfuggire- parla di se stesso e di ciò che di se stesso vuole manifestare.
 C'è chi vuol mostrare la propria bravura tecnica senza investire il disegno di nessun messaggio particolare, c'è , invece, chi privilegia il messaggio al disegno e alla bravura dei mezzi tecnici, c'è chi usa molto colore come se fosse una proiezione di un soledentro che si estrinseca venendo fuori dalle sue bombolette, chi mette in scena i propri sogni, disegni con tratti fumettistici, altri più pittorici. I soggetti sono i più disparati e vanno dai cartoons, agli scenari fantascientifici e apocalittici, al fantasy e c'è persino un Centauro-Minotauro, che realizza pittoricamente una sorta di ogm fra due creature mitologiche classiche.
Scatto qualche selfies, camminando allegramente lungo il muro e fotografo anche qualche passante per mostrare la proporzione dei disegni, autentici capolavori, alcuni. Poi si sa, l'arte va a gusti, come si sul dire. La foto capolavoro di oggi, secondo me, è quella che ritrae una donna araba con l'hijab che passa davanti ad un graffito raffigurante una gigantesca faccia barbuta colta in espressione irata, che quando ho fissato l'immagine, nella mia mente, mi ha suggerito l'idea di una specie di Bin Laden che ha qualcosa da dire, alla donna che passa.
 Ma anche , al contempo, un 'altra idea mi suggerisce questa foto, questa immagine: la raffigurazione di uno storico ma sempre attuale  contrasto fra un'immagine antica e coranica, rappresentata dalla donna araba in abiti tradizionali, colta in transito sullo sfondo di una manifestazione artistica tipicamente contemporanea...

Buona visione



















































































































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