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lunedì 11 novembre 2013

Milano , via Paolo Sarpi, quartiere cinese, novembre 2013

Una sera di novembre capito in via Paolo Sarpi, strada pedonale di pietre milk&cofee ben incastonate , siepi sui lati, bar, negozi, quasi del tutto cinesi, ogni tanto , qua e là una panetteria o un fruttivendolo italiani d'elite, d'elite in quanto a prezzi, almeno. Fotografare i cinesi è come fotografare fantasmi, sagome esili, aspetto sfuggente, passi veloci, silouettes fantasmatiche, in mezzo a una scarsa illuminazione, dietro i vetri scarsamente illuminati dei negozi di abbigliamento  manichini senza tratti somatici che ben rappresentano il cittadino metropolitano senza identità , atti ad esaltare i vestiti che indossano , negozi di parrucche affollati da ogni sorta di etnia e gruppo etnico o sessuale, anche  da ragazze italiane che vogliono darsi un tocco tricologico di colori sgargianti, o portare capelli che credono migliori di quelli che hanno, secondo me pensando che  la città gravida di smog possa rovinare quelli originali , due trans attraversano il viale con una torma di cani da compagnia al guinzaglio, cinesi  in ordine sparso come usciti da film di kung fu anni '70 fumano svogliatamente, giovani  che maneggiano iphones come moderni nunchaku, alcuni in piedi vestiti all'ultima moda (italiana), altri seduti sulle panchine di marmo nero che fumano annoiati, atmosfera di traffici, biciclette tipo centro di Pechino, dimentichi ormai dell'immenso retaggio taoista o confuciano, e che dire di quello buddhista, tutti convertiti al Dio Denaro, arrivano con valigie cariche di soldi , non necessariamente di conio mafioso  in senso classico, persino puliti di provenienza governativa, che proveranno a restituire nell'intero arco della propria vita  passandosi il debito fra generazioni, diretti da un Partito Comunista che è partito comunista, ma è arrivato  Capitalista, partito cinese, arrivato giapponese, e nonostante tutto, conservano, specie le donne, nel loro dna, nonostante l'eleganza nei movimenti felpati come felini, leggere come gazzelle, quell'energia negli sguardi e nelle movenze da antiche contadine abituate a sforzi sovrumani, lavorare e curare i numerosi figli senza mai lamentarsi , donne cui qualunque uomo affiderebbe il proprio destino di marito e di lavoratore e , soprattutto di padre, nonostante il continuo e irrefrenabile credo materialista e l'assoluta assenza di epifanie spirituali, mi osservano caracollare al centro di questa strada pedonale come un intruso, come un alieno, un elemento estraneo, non direttamente pericoloso, ma pericoloso osservatore del continuo e rapido movimento di merci e persone, che a furia di andare su e giù si confondono le une con le altre , compresi i cinesi emo fashion victims che incontro ad un certo punto, mentre guardano con ribrezzo una donna matura che porta la sciscetta al marito, durante il lavoro...
Buona visione


















































































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