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venerdì 10 gennaio 2014

Ostuni, Puglia Altosalentina, the old town, Dicembre-Gennaio 2013/14

Attraverso la Città Bianca, che prende il nome dal caratteristico quartiere Terra, accrocco di case bianche che lo fanno assomigliare alla old town de La battaglia di Algeri, di Gillo Pontecorvo, meraviglioso film in bianco e nero sulle resistenza algerina contro i colonialisti francesi  , case affastellate anarchicamente all'interno di una cinta muraria che le tiene come in un guanto candido ma fermo. Ricordo quando ero ragazzo  vari storici locali che si disputavano l'individuazione dell'origine del nome, dal greco e dal latino, ma a me piace l'ultima versione che ho ascoltato da un vecchio  filosofo che dimora proprio nel ventre de La Terra, Tonino Asciano, il quale mi ha raccontato che una volta un palestinese capitato nella sua bottega artigiana gli disse che veniva da "Stun", una cittadina Palestinese, che significa, guarda un po', "Città degli Ulivi" e a ben vedere la città di Ostuni sistemata su alcune colline della murgia è interamente circondata da un esercito di ulivi secolari che sembrano schierati a guardia della città stessa come in attesa di improvvise invasioni. Passo da viale Pola, via commerciale della città, la taglio di netto in zona Orlandini Barnaba, storico edificio delle scuole medie che mi hanno visto come alunno diversi lustri a dietro e mi soffermo a fotografare in bianco e nero una statua lì nei pressi che raffigura un Gesù grigio cemento dalla complessione palestrata che io ho ribattezzato "Il Cristo Bodybuilder", opera dello scultore locale Bagnulo. Poi entro nella zona storica, passeggio per vecchi quartieri, le case bianche con i balconi di ferro battuto decorato, i marciapiedi sbreccati, le vecchie Renault 4 bianche che vanno a benzina agricola e lì in fondo, dove la strada digrada verso La Terra, un cielo grigio che in primavera è sempre attraversato da migliaia di falcetti di rondini stridenti che mi ricordano la mia infanzia a casa di mia nonna materna nel quartiere La Chianca de L'ore, dove gustavo sapide polpette fumanti cucinate alla cegliese sfogliando  pile di riviste" Il Borghese" di mio nonno sopravvissute alla muffa . Costeggio le Poste e mi inoltro sempre con il bianco abbagliante dei muri circostanti, verso Piazza Della Libertà, dove c'è il municipio ricavato da un vecchio convento Francescano e la Chiesa , appunto, di San Francesco, santo tornato in gran voga di questi tempi, con l'avvento del nuovo papa non si sa bene con quale reale capacità di penetrazione coscienziale nei fedeli cattolici. Ciuffi di capperi sporgono dalla facciata della chiesa di San Francesco, mentre la statua di Sant'Oronzo, patrono di Ostuni, osserva dall'alto le schermaglie mattutine dei politici locali che si affrontano un po' alla Ok Corral sparandosi insulti in luogo di pallottole vaganti. Salgo decisamente verso La Terra, verso la meravigliosa Cattedrale gotica che ti costringe ad osservarne lo splendido rosone e , di conseguenza i cieli e le nuvole che assumono le forme più inconsuete e miracolose che vanno dai Padre Pio barbuti, a Madonne e Santi Taoisti che fanno surf su tavole aereiformi. Gli scalpellini locali, nei remoti tempi che furono, si sono sbizzarriti nel trasformare  le forme tufacee in soggetti angelici e religiosi e qualche turista contemporaneo affolla i tavolini dei bar limitrofi chiacchierando amabilmente con qualche" locale" che ripete per l'ennesima volta le storie degli edifici più famosi della Città Bianca. Mi inoltro nel reticolo dei vicoli e delle sclalette, qua e là balconcini, piante di fichi d'india, gerani, "capasoni" di creta e stocchetti di legno che reggono miracolosamente i muri delle case attigue evitando , non si sa come, il crollo o il disfacimento...mi ricordano le stampelle costituite da torrette di tufi che reggono alcuni ulivi secolari che popolano l'immensa marina che si staglia quasi infinita all'interno della vista panoramica che mi lascia letteralmente ammirato per alcuni lunghi istanti. Scendo di vicolo in vicolo, sentendomi un vecchio guerrigliero algerino, protetto dai muri bianchi respingisole, nascosto alla vista di qualsiasi colonialista francese o d'altri lidi. Lungo viale Oronzo Quaranta, strada lastricata di larghe chianche, cammino e osservo il panorama , la murgia sulla destra,e la marina,di fronte, con quel bubbone di costruzioni capannoniformi e orride che costituisce la cosidetta zona industriale, proprio nel mezzo del verde degli ulivi. Un nugolo di storni sorvola la cinta muraria , bianca come l'abito di una sposa d'altri tempi, con gli occhi di qualche finestrella che interrompe quell'eterno biancore e la chiesa de La Stella a sorvegliare la Città, mentre il vecchio campanile resta immobile sullo sfondo delle case bianche circonfuse da una strana foschia fuori stagione, mentre due innamorati su un torrione mostrano le loro sagome ravvicinate sullo sfondo grigiazzurrino di un cielo cangiante a seconda dell'intensità dei loro baci...
Good Vision
























































































































































































































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