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domenica 1 dicembre 2013

Camminata fotografica, dai navigli, porta Genova, fiera di Senigallia e mercato di Papiniano, 30/11/2013, Milano

Dai navigli, alzaia naviglio grande e reticolo limitrofo, fra specchi d'acqua creati da una pioggia mista a nevischio appena terminata, in un pomeriggio di freddo intenso e umido, mi incammino alla ricerca di suggestioni, immagini. Fotografare rilassa l'occhio e la mente e se non acquieta il cuore , lo aiuta ad affrontare il disagio immortalato dall'occhio digitale della macchina fotografica,  in quel tipo di fotografia di strada che è la mia preferita, dove i corpi, i volti, le torsioni motorie delle persone fanno parte del paesaggio e lo condiscono con la punteggiatura delle loro andature , camminando scrivono sugli sfondi più vari, chi nervosamente, chi pacatamente, chi ondeggiando come nei film afroamericani (come i senegalesi alla fiera di Senigallia, giusto dietro la stazione di Porta Genova), i propri stati d'animo, i propri romanzi viventi. Gli specchi d'acqua rimandano insegne già luminose pur nel primo pomeriggio e cornicioni e balconi di palazzi e il naviglio semisecco impinguato però dalle recenti piogge mostra specchi naturali che rimandano l'intero andirivieni umano sullo sfondo laterizio di case d'epoca. Alla confluenza fra via Lodovico il Moro e Alzaia Naviglio, sulla destra fotorafo i graffiti sulla parete di una casa diroccata divenuta la sede di un centro sociale anarchico. Alcuni attivisti del circolo mi vengono incontro chiedendomi il perché del mio interesse. Appreso che sono un blogger uno di loro, ceres in pugno, mi batte il cinque e dice :"bella lì, pensavamo fossi uno delle forze del disordine". Sono in quattro e sbottano tutti a ridere coinvolgendomi nel riso. Poco dopo mi insinuo nell'area destinata alla fiera di Senigallia, fra baracche che vendono pipe di vetro per droghe di ogni tipo, cilum di terra cotta, vecchi dischi in vinile fra i quali sempre qualche appassionato rovista e sculture lignee di foggia africana, sullo sfondo di teli bianchi e sotto l'occhio semiaddormentato di neri senegalesi vestiti come alpinisti sudtirolesi. Venditori di spillette che un tempo avevano come soggetti solo Che Guevara, Bob Marley e falci e martelli, ora non si vergognano di vendere spillette con i visi delle Desperate Housewives, segno dei tempi del pecunia non olet. Poi le immancabili baracche che vendono abiti militari, molto ambiti da postsessantottini che giocano a fare i rebeldes della situazione, fra un moijto e l'altro, nella sierra maestra del pub dietro l'angolo. Strani figuri fra l'egocentrico e l'eccentrico, vestiti di nero punk o con macilenti levrieri al seguito, accompagnati da nere borse borchiate che recano teste di morto, si aggirano a proprio agio fra le rade baracche. Che, a dire il vero non sono le tante e troppe delle occasioni di sempre, scoraggiati, i venditori, dal maltempo , dal nevischio caduto tutta la notte e dal freddo becco. Esco dall'area della Fiera di Senigallia, mentre dei senegal eterni boys hanno messo su un pentolino elettrico una gigantesca moka in odor di convivio. Mi avventuro verso porta Genova, percorro corso Genova e arrivo in via Papiniano, dove c'è il mercato del sabato, proprio lì, sotto gli alberi che dividono il corso in due. Entro nel corridoio di carne umana colmo all'inverosimile modello suk arabo, fra baracche di scarpe, mutande, maglioni invernali, capelli e cappellini, che si apre fra le due file di baracche e guardato malissimo, perché fotografo, terrorista rubaimmagini, non potendo fare a meno di notare che il prezzo medio di molte delle cose vendute è di appena un'euro, provvedimento scacciacrisi, che però mi fa riflettere sul fatto ce quando quelle stesse mercanzie venivano vendute a dieci euro il ricarico dei mercatari doveva essere di più di dieci volte il valore reale della mercanzia, nulla di più probabile nel paese del laissez faire per i commercianti che evade il fisco più che nel resto del mondo, ma quand'è che saremo prima in qualcosa di virtuoso? Esco dal mercato dopo aver fatto gli scatti che ho potuto, nel fastidio di chi non vuole farsi immortalare , per pudicizia, perché un domani non si dica che è messo talmente male da andare a fare la spesa al mercato, ma perché non prendere invece la forma dell'acqua, come avrebbe detto il buon Camilleri e fregarsene del circostante? Lungo corso Genova fotografo vetrine di negozi che riflettono il traffico della strada adiacente e mi involo di ritorno per porta Genova, calando ormai le tenebre, calando le prime ombre della notte , come avrebbe detto Nick Carter in un supergulp di un tempo immemore. Davanti alla stazione di Porta Genova staziona un tram adibito a discoteca, che va via  riempendosi di giovani e luci stroboscopiche, mentre il deejay sta già facendo tremare tutt'intorno i vetri delle auto di passaggio, con il rimbombo di pezzi house music. Sulle fiancate del vecchio tram , pronto a partire ed attraversare la città, qualcuno ricorda, che dopo mezzanotte, scatta la giornata mondiale per la lotta all'aids...


Buona visione











































































































































































































































































































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