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domenica 4 maggio 2014

Sul treno regionale Lecce-Bari, 27/04/2014,

I treni regionali sono degni di studi antropologici, perlomeno in Italia, ma non solo, specie nell'Italia del sud, ma non solo, nelle province sperdute del mondo, o, come direbbe Papa Bergoglio, nelle periferie del mondo, e si incontrano personaggi con delle storie incredibili , da scriverci su un romanzo, come un senegal boy dal nome impronunciabile che si fa fotografare di buon grado e mi mostra la sua mercanzia di anelli e collane d'argento a basso costo e una sfilza di verbali ben piegati nella sua sacca presi un po' dovunque che tutti insieme ammontano a 5000 euro, che lui, sorridendo, di grazia, se avesse quella cifra se ne tornerebbe in Senegal e aprirebbe un bar, multe prese solo perché vendeva anelli in spiaggia o per strada a gente che mai sarebbe andata a comprarsi qualcosa del genere in una gioielleria. Il treno passa di stazione in stazione, lo prendo ad Ostuni, poi fa Fasano, Monopoli, Polignano, Mola di Bari, Torre a Mare, non li ricordo proprio in sequenza, ma dalle immagini che osservo dalla cornice del finestrino che mi mostra degli improvvisi quadri impressionisti di realismo sociale, binari arrugginiti, travertini, treni merci morti su binari morti, graffiti gioiosi su muri spenti, disegni murari di qualche studente dell'artistico, casematte, ulivi in lontananza e nuvole cangianti che mostrano profili di santi in cielo, mentre un nonno rom sale sul treno con sua figlia con prole al seguito, ubriaco fradicio ma non abbastanza per non aver cura di loro...ad ogni stazione salgono e scendono persone, anime rivestite di carne, con calma olimpica e ritmi messicani, ragazze in bicicletta, boy scouts, barboni, venditori di collanine rubate, del controllore nemmeno l'ombra. E' un treno sud del mondo, va lento, al ritmo biologico del sonno di un neonato, dentro si guarda fuori dai finestrini la campagna pugliese, la murgia sempiterna squassata ogni tanto da alberghi improbabili, ulivi che presidiano la marina come eserciti del ricordo, e sullo sfondo, il mare, il mare scolpito, da zefiro lo scultore, come avrebbe detto Omero, finché non si arriva a Bari, dove iniziano i palazzoni, le macchine parcheggiate anarchicamente dappertutto, cemento, anticorodal e panini artificiali....mano mano che si sale con il treno arriva la civiltà, ovvero, la fine della quiete dei campi e della vita al ritmo del respiro di un neonato.

Buona Visione














































































































































































































































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