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mercoledì 8 ottobre 2014

Da Porta Genova ,Milano, con le ferrovie nord fino a Mortara, 5/10/2014, phots by Danilo Coppola

Una domenica me ne vado sul treno delle ferrovie nord da Porta Genova a Milano fino a Mortara, pochi passeggeri e pochissimi italiani, come se gli spazi pubblici fossero occupati da chi è abituato ancora a vivere all'aria aperta o meglio ne percepisce il valore, voglia di uscire, prendere una boccata d'aria, guardarsi in faccia , sorridere, odiarsi, detestarsi, sopportarsi ,odorarsi il culo, in poche parole vivere, mentre gli italiani se ne stanno in casa a guardare le partite sui Sky o nei Bar o in famiglia, niente sesso siamo italianinfamiglia, dappertutto arabe con Hijab, figliolanze al pascolo al seguito, fardelli a destra e a manca, sono organizzati meglio, attrezzati meglio, soprattutto hanno fra di loro un senso di solidarietà e cattiva stampa dell'Isis o meno, sopravvivranno alla crisi meglio di noi italiani, drogati di cose di cui non possiamo fare a meno e che ci prosciugano il conto e ci impediscono di figliare a nostra volta, perché se figliamo poi come facciamo a pagare Sky, iphones, tablet, pc portatile, suv e curve di puttane, per così dire, donne superdignitose che perlomeno dichiarano apertamente quel che fanno e perché lo fanno e poi in giro, sempre , stranieri, vivono la città, i suoi treni, e le sue strade, magari con le loro litanie arabe o senegalesi in cuffia, ma calpestano l'impiantito con sicurezza, come se fosse la propria terra e in un certo senso è la loro terra perché la vivono e la meritano più di noi, anche se questo clima di finta tolleranza dei politici governativi nei loro riguardi, loro malgrado, nasconde un progetto di schiavizzazione grimaldello per italiani riottosi che vorrebbero, udite udite, conservare con dignità il proprio lavoro, mentre penso tutto questo una donna conciona di pelli da conciare al telefono sparlando di una sua collega di lavoro, un uomo con la spesa del carrefour che scende a Vigevano fioca a videopoker con lo smartphone, vivere al tempo del vivere giorno per giorno, senza prospettiva, senza un futuro, senza sapere se si avrà una pensione, intanto io gioco a poker, sembra voler significare il suo gesto, visto che l'impegno non ha portato a niente, finché poi al ritorno da Mortara, due ragazze cubane inondano con il loro profumo di pulito e illuminano con i loro sorrisi il pomeriggio grigio extraurbano e si siedono ciarlando fra loro allegramente, come fossero sul malecon de La Habana...

Buona visione



























































































































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