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martedì 15 aprile 2014

Magazzini Generali , Alternative Night in Milan, 5/4/2014

Sera ai Magazzini Generali, vago nella notte milanese, in tasca una piccola nikon coolpix l27, la porto sempre con me in questi luoghi che per molti cattolici timorati di Dio paiono da tregenda, a me invece sembra solo il solito vecchio modo di amare e amarsi prendendola un po' a spirale, rincorrendo la felicità per una strada meno battuta, solo che una volta scoperta diventa più battuta delle vecchie strade che portano ad un altare con tanto di abito bianco, anelli, zucchine e limoni in un vassoio portate in tavola durante il ricevimento postmatrimoniale simbolo di fertilità e abbondanza etc. Vent'anni fa entrando in un posto come i Magazzini Generali sarei rimasto un po' impressionato, adesso mi sembra un luogo modaiolo per fighetti alternativi che cercano sballo di pillole e cocaina ( finta chissà che ci mettono dentro e fa pure male, secondo me), semmai mi fa strano vedere tutti questi  ragazzini che non sanno bene cosa vogliono dalla vita o meglio forse lo sanno molto bene, vogliono solo fottere, godere, faticando il meno possibile e non gli importa di farlo a spese altrui. Può sembrare il giudizio di un reazionario, ma io sono un libero pensatore e la mia poetica si nutre di sensazioni, per cui paiono più normali e giustificabili le trans sudamericane che popolano questo luogo e che traggono profitto da questi ragazzini viziati , più per le loro famiglie povere cui inviano emolumenti, che per se stesse, che questi giovani che si credono glamourosi perchè si scolano litri di vodka facendo felici gli epatologi più di grido delle cliniche milanesi, per non parlare di altri sballi che fanno perdere quella poca coscienza che appena alberga in queste menti eterodirette dall'industria dello sballo milanese e mondiale. Dovrebbe essere un luogo di estrema libertà, questo , ma si ha come l'impressione che per appartenere alla tribù ti debba nutrire dei suoi riti da sballo, vestirti in modo eccentrico altrimenti sei out, fuori, non a la page, persino i molti etero, in maggioranza e giovanissimi, nonostante la festa sia definita per unconventional people, sembrano perfettamente integrati nella parte di quelli che frequentano i luoghi più alla moda della notte milanese, luoghi imprescindibili, senza frequentare i quali non puoi dire di aver vissuto a Milano e di averne fatto parte pienamente. Io mi muovo nella calca scattando qua e là, subcoscientemente, come se la macchina fosse un prolungamento della mia coscienza, lascio giudicare a "lei", cogliere attimi, cambio programmi, provo e riprovo, ballando sulla mia mattonella, mentre qualcuno mi da un cocktail di color turchese in mano, che io tracanno lentamente. Mi muovo in questo acquario come in un sogno, la musica ad alto volume scandisce il movimento fra un piano e l'altro dove le piste si dividono a seconda dei gusti più meno forti musicalmente, più o meno tecno, a seconda se si voglia assistere allo spettacolo del cantante freddymercuriano che canta e si agita sul palco in mezzo a una decina di nerboruti palestrati leather che fanno molto ambient, o alla deejay lesbo-parà  che mette tracce lisergiche e spaccatimpani....il bar ovviamente non manca in nessuno di questi luoghi o laghi, tale mi pare la marea umana che si agita senza più una ragione plastica ad una certa ora, dopo che alcol e altro hanno preso il sopravvento..Ma nonostante qualcuno vorrà magari vedere in queste mie note un giudizio moralista, tengo a dire che io sono solo un vecchio pasoliniano brontolone e che comunque mi sono divertito, in questo piccolo universo pseudoalternativo che una volta sarebbe stato unico ma che oggi, nel ventiquattordici, mi pare normale, forse a me, che ne ho viste di cotte e di crude, col colmo dei colmi di sentirmi fuori luogo in una balera e fuori luogo negli alternative places come questi, ma sì, forse bisogna essere sempre fuori luogo per stare bene con se stessi, senza giudicare, ma senza neanche farsi attraversare passivamente, anche perché , come avrebbe detto Pasolini, se quello che dici non dà fastidio a nessuno, beh, allora non hai detto niente.
Ps: il prezzo è ottimo, 15 euro se sei in lista.
Buona visione








































































































domenica 13 aprile 2014

Una certa idea di Milano, Giambellino, Lorenteggio, Baggio, Parco delle Cave, 5/4/2014

Fra le strade vive del Giambellino, con Dal Farra, indefesso esploratore dei luoghi natii, come un pesce dei fondali ispeziona queste strade da cui tira fuori autentici genius loci nordafricani spostati in latitudine di un bel po', e poi mi mostra questi tesori, un sabato pomeriggio, mentre mi porta a mangiare autentico cibo arabo tradizionale in un buco di kebab proprio in Giambellino, un po' oltre il vecchio cinema redlight Pussy Cat, davanti al bancone un egiziano di mezz'età serve succulenti piatti di riso con verdure cotte, carne di manzo, vitello , zucchine e patate al forno, tutto ben innaffiato di cumino, la spezia digestiva che non manca mai nelle pietanze mediorientali, e dietro di lui una griglia arrostisce carne e scalda meravigliosi panini arabi, mentre in cucina donne di ogni età preparano al modo tradizionale questi succulenti piatti paradisiaci, mangiamo tutto in abbondanza e spendiamo cinque euro a testa, roba da non  crederci, tutto buono, perché il mio stomaco è il più raffinato indicatore di freschezza dei cibi esistente al  mondo , e qualora non  fossero stati freschi  mi sarei dovuto recare in qualche bar cinese lì nei pressi e chiedere di un bagno- a proposito i cinesi dei bar ti fanno entrare nei loro bagni puliti senza remore come invece non succedeva con i baristi italiani, non del Giambellino, però, quelli del centro), così poi Al Cezar mi accompagna, entrambi in rampichino, per le strade della zona, per via degli Apuli, in mezzo a palazzi di mattoni rossi di kerouachiana memoria letteraria, come se fossimo a Lowell, dov'era nato  il genio della letteratura americana, via lungo strade sbreccate, dove una signora esteuropa vestita di nero si dà da fare in mezzo ai bidoni della raccolta differenziata nel cortile di un agglomerato di palazzi con un vestito sexy e poi si gira e mostra il suo viso stupito mentre la fotografo, scena sensuale a prescindere dalle forme non certo a-la-page ma la sensualità viene dal cervello, dalla promessa di ciò che pare difficile a verificarsi, poi lungo via Lorenteggio, in mezzo alle case minime, date dal Fascismo ai milanesi del popolo e ora ristrutturate divenute megaville con giardino in piena metropoli,  qua e là spunta un banano che rende il luogo come una qualsiasi dimora caraibica, vecchi giardini pieni di vita, bambini e cani, ad agosto fuori con il barbecue, come in perenne vacanza, alberi intorno ad ossigenare l'aria, gli sfigati di ieri oggi si ritrovano una villa da nababbi, oggi...Ci spostiamo sempre su due ruote gommate, due ragazze gitane dalla sensualità esotica camminano sul marciapiede come su una passerella d'alta moda, naturali, a proprio agio, eleganti feline di periferia, le facciate dei palazzi sono cariate, i balconi sbeccati, i marciapiedi smangiucchiati, sembrano virgolette di pensieri mai detti al mondo, verso via Valsesia, Baggio, popoloso quartiere abitato da meridionali di seconda e terza generazione ormai nel ventiquattordici, verso gli orti, che resistono stoicamente all'avanzata dei Godzilla di cemento che divorano tutto con le loro estetiche carcerarie concepite da architetti criminali che bisognerebbe condannare a vivere nelle loro  cosiddette creazioni, due rumeni mi chiedono se sono della polizia, io dico che sono della pulizia, quella morale, ma ovviamente non capiscono la battuta, la ragazza sorride e dice qualcosa al ragazzo che sorride, delle due l'una o ha capito o mi ha preso per un mezz'esaurito, come ormai sono ritenuti i cavalli selvaggi come me, i senza padrone, i senza partito, i senza patria, i senza tv...Poi facciamo la ciclabile di via delle Forze Armate, lunga lingua di asfalto che taglia di netto Milano Ovest, intorno vecchi negozi ancora in piedi, due signore se la chiacchierano davanti ad una latteria bukowskiana di questi luoghi che paiono molo anni '50 americani, non fosse per il palazzone della Vodafone che spunta sullo sfondo e guida l'avanzata della modernità virtuale del niente, ci infiliamo nel parco delle cave, enorme polmone verde che inaspettato appare dietro i palazzi ed è come entrare in un eden dimenticato, con questi invasi d'acqua, alberi, sterrate piene di joggers e ciclisti e semplici passeggiatori, ci prendiamo un gelato da un senegal boy, mentre anziani giocano a bocce sotto un sole pallido ma caldo, ci sediamo su una panchina, e riflettiamo, Cezar abita a due passi da questo posto, una dimora piccola, dice, ma d'altronde, meglio una stanza in meno e un parco in più.
Buona visione